di Luisa Patta
Nel giorno di Ferragosto, molte e molti di noi si troveranno in spiaggia. Magari sul bagnasciuga a scrollarsi di dosso la routine cittadina e gli affanni lavorativi. Altri sospireranno guardando l’orizzonte e sognando il mare aperto. Terre lontane, isole dimenticate in cui scappare da tutto e da tutti, perfino dai ruoli e dalle costrizioni sociali. Viaggiare e perdersi, come facevano gli esploratori, i navigatori, magari i pirati. Tutti uomini, direte voi. Liberi di lasciare tutto e condurre un’esistenza senza certezze, una vita all’avventura, che faccia sempre battere il cuore. E invece no.
Nella storia della pirateria, purtroppo sempre scritta al maschile, ci sono state (forse ci sono ancora) anche le donne. Si chiamano donne pirata (e non piratesse!) nonostante nelle fonti storiche ne esistano flebili tracce.
Io voglio una vita che mi faccia sempre battere il cuore.
Nakamura Sueko (donna pirata giapponese XX secolo)
La giornalista Rosaria Guerra ne ha raccolto ogni piccola testimonianza formulando un saggio meraviglioso dal titolo Donne pirata, vite ribelli sul mare (qui il link al libro).
La puntuale ricerca storica di Rosaria Guerra emerge con chiarezza attraverso le pagine, portando lettrici e lettori a conoscere donne dimenticate. Ritenute scomode perché scandalose, non indispensabili in quella narrazione virile e maschilista che, in diversi ambiti, da sempre ci propinano. Ora abbandonate il bagnasciuga. Pronte a salpare?
Perché un libro sulle donne pirata
L’idea di questo lavoro nasce a Rosaria Guerra alcuni anni fa, in seguito alla lettura di un articolo che faceva cenno ad Anne Bonny e Mary Read, le due donne pirata più celebri della storia del mare. Sono salite alle cronache di inizi Settecento come spietate fuorilegge delle isole caraibiche, in quella che viene definita dagli storici “l’età dell’oro” della pirateria.
Non avendo mai sentito parlare di donne che avessero intrapreso l’attività di predone del mare, solitamente attribuita agli uomini, Rosaria Guerra si è incuriosita e ha iniziato la sua ricerca.
Ho desiderato saperne di più sulla pirateria al femminile, ma non ho trovato alcun testo che andasse oltre e che soddisfacesse la mia curiosità.


La difficile ricerca delle fonti
La ricerca di Rosaria Guerra è durata circa tre anni ed è stata lunga, complessa ma molto appassionante. Quelle su cui la giornalista ha lavorato sono soprattutto fonti documentali: cronache, lettere, diari, registri contabili e atti processuali, ma anche saggi e articoli. Fonti che attingono alla narrazione popolare come ballate, canzoni, aneddoti, e fonti iconografiche ovvero illustrazioni, opere d’arte e, per i personaggi più recenti, persino immagini fotografiche che ritraggono le donne pirata vissute nel Novecento.
La possibilità di tradurre personalmente da altre lingue le ha consentito di accedere, analizzare e scegliere i materiali in via diretta, senza intermediari, e di rendersi conto se fosse possibile trovare un fil rouge che unisse tante donne molto diverse tra loro, ma legate da un unico comune denominatore: il mare come chiave per la libertà, come spazio e strumento di emancipazione e di realizzazione individuale. Non solo pirate, ma anche corsare, capitane, armatrici, imprenditrici, comandanti di vascello e generali che hanno guidato intere flotte in battaglia.
Quando ho avuto l’opportunità di dedicarmi alla ricerca, la scoperta per me più sorprendente è stata rendermi conto che le due compagne Anne Bonny e Mary Read, dette “sorelle della Costa”, non erano affatto un caso isolato, e che la Storia è costellata dalla presenza di donne che fin dall’antichità hanno scelto il Mare e, in particolare, la pirateria come spregiudicata via di fuga, di emancipazione e di realizzazione personale. E lo hanno fatto per svariate ragioni: per ottenere la libertà personale o del loro Paese, per sete di vendetta o di potere, per amore di un uomo o per il puro piacere dell’avventura.
Le donne pirata, attuali più che mai
Dalla lettura di questo splendido saggio si riesce ad apprezzare la ricerca storica impeccabile di Rosaria Guerra, l’attinenza alle fonti e il fascino verso una storia al femminile che non è mai stata raccontata. Ma ci si affeziona anche a queste figure spregiudicate e al contempo femminili, si empatizza con la loro ricerca estrema e coraggiosa di un’identità fuori dai condizionamenti sociali. A volte per scelta, altre per necessità. Ma soprattutto, pagina dopo pagina, accresce il bisogno di conoscere le loro vite, così lontane dalla storia che abbiamo studiato sui libri di scuola, sempre declinata al maschile. Le loro storie ci appartengono, riavvolgono il filo delle tante identità femminili che non per forza devono aderire ai modelli socialmente riconosciuti. Sono esempi di emancipazione ancora validi al giorno d’oggi e capaci di smuovere il pensiero verso una parità di genere ancora in costruzione.

Personalmente, le donne pirata mi hanno insegnato il coraggio, la forza, la determinazione, la volontà di scegliere e di non arrendersi mai a un destino imposto da altri. A costo di rinunciare alla sicurezza e di andare incontro all’ignoto che, per quanto rischioso e insidioso, può riservare delle sorprese e condurci oltre l’orizzonte, là dove non avremmo mai immaginato di poter arrivare.
Le donne pirata non rinunciano mai alla dignità e all’autonomia, anche attraverso la rivendicazione di spazi e di attività che sembravano una prerogativa esclusivamente maschile. Riscoprire e conoscere le loro vite può aiutarci a comprendere che la suddivisione tradizionale dei ruoli è un prodotto meramente culturale e circoscritto nei tempi e nei luoghi, e ci mostrano quanto sia riduttivo parlare ancor oggi di mestieri e di azioni “da uomo” e “da donna”. Ci insegnano che la forza non conosce genere perché ciò che conta, in ogni tempo e in ogni luogo, è l’attitudine, la passione, il coraggio e, non ultima, l’opportunità.
Donne che lasciarono il segno: da Artemisia ad Anita Garibaldi
“Donne pirata. Vite ribelli sul mare” è un inno alla libertà e insieme una lotta agli stereotipi di genere. Leggendo questo saggio verrebbe quasi da dire che le donne pirata siano state antesignane dei principi cardine del movimento femminista, sviluppatosi molto più tardi e in ben altri contesti sociali. Tra le pagine incontriamo donne che hanno prodotto un cambiamento significativo nel costume e nella società del loro tempo. Donne pirata che hanno lasciato il segno e che – grazie alla giornalista Rosaria Guerra – trovano uno spazio accurato in cui essere raccontate, discusse, ricordate.
Da Artemisia, stratega dell’età ellenica, ad Anita Garibaldi, indimenticabile corsara rivoluzionaria, sono oltre trenta le donne pirata alle quali la penna sagace di Rosaria Guerra ci fa appassionare.
Ci furono delle donne pirata che lasciarono certamente il segno nella storia e nella società del loro tempo. Nei tempi antichi, troviamo Artemisia, astuta stratega militare che sconfigge la flotta ellenica nel Mar Egeo, e Teuta, la regina degli Illiri, che darà filo da torcere ai Romani nei Balcani. Nel Cinquecento, si distinguono Grannie Ni Mhaille, che rivendica da Elisabetta I d’Inghilterra il riconoscimento di diritti patrimoniali per le donne irlandesi. La “Corsara delle Isole d’oro”, una delle prime donne francesi a ottenere una patente per la guerra da corsa, e Sayydda Al Horra, governatrice marocchina, alleata del più noto Barbarossa con il quale si prende una rivincita contro i nemici spagnoli. Nell’Ottocento, la temutissima Lady Ching, che sfida le potenze coloniali e l’imperatore della Cina con una flotta di duemila giunche.Poi, la Kapetanissa e la Bella Greca, che armano e guidano le loro navi contro gli invasori ottomani, svolgendo un ruolo determinante per la riconquista della libertà del popolo greco. Non possiamo dimenticare Anita Garibaldi, corsara per la rivoluzione con Giuseppe in Sud America. Dopo di lei, altre temerarie solcheranno le acque tumultuose del Novecento, fino ad arrivare ai nostri giorni.

La ricerca della libertà contro un destino già scritto
Le donne pirata che Rosaria Guerra ha raccontato sono tante e provenienti da tutto il mondo, con storie di vita molto diverse tra loro. Ma, studiandole così accuratamente, la giornalista ha avuto modo di riconoscere dei tratti comuni nelle loro vite, degli elementi ricorrenti in grado di connetterle le une alle altre.
Ciò che le accomuna è la ricerca della libertà che trova realizzazione attraverso il mare. La vita da fuorilegge che il mare stesso consente, perché ha regole differenti da quelle che connotano le società sulla terraferma. Le donne pirata scelsero di non corrispondere alle aspettative tradizionali legate al loro genere per potersi conquistare una vita libera, indipendente e prospera. Scelsero uno spazio e un ambiente che consentisse loro di esprimere le loro personali identità in modo differente da quanto atteso e auspicato in una società governata dagli uomini e che le salvasse da una vita subordinata, spesso misera o, semplicemente, noiosa.
Furono tutte ribelli, impavide e spregiudicate, forzarono il loro destino e non esitarono a ricorrere alla strategia, alla violenza, alla guerra per diventare protagoniste della loro esistenza. Abbandonarono la loro vita sulla terraferma e scelsero e utilizzarono il mare come spazio e strumento di emancipazione e di realizzazione individuale. Per ottenere la libertà personale o del loro Paese, per sete di vendetta o di potere, per amore di un uomo o per puro piacere dell’avventura, tutte queste donne hanno fortemente desiderato e saputo conquistarsi un ruolo di primo piano nella Storia e nella Storia del Mare. E per riuscirci hanno disubbidito, sfidato le leggi degli uomini e combattuto con tutte le loro forze, fino alla fine dei loro giorni. Talvolta vincendo, talvolta perdendo persino la vita, ma senza mai rinunciare alla loro natura profonda e ai loro sogni di indipendenza.
Donne pirata, una lettura inclusiva
Nei mesi che sono seguiti alla sua pubblicazione, molte lettrici si sono appassionate a questo libro, empatizzando con queste affascinanti figure di donne uscite dai canoni sociali del tempo. Ma anche molti uomini, che si sono trovati a fare i conti con un punto di vista differente sul femminile.


Durante la stesura del libro, Rosaria Guerra ha dovuto fare una scelta narrativa che l’ha fatta virare verso la forma del saggio storico. Tuttavia, non essendo un lavoro di tipo accademico, Donne pirata risulta un testo apprezzabile e accessibile per qualsiasi tipo di lettore e lettrice.
Ho preferito non appesantirlo con note a piè di pagina o a fine capitolo perché non volevo che si interrompesse il ritmo dinamico della narrazione, e desideravo che il testo risultasse interessante ma anche godibile per un ampio pubblico di lettori: storici e studiosi di studi sociali e di genere, appassionati del mare e dell’arte della navigazione ma, soprattutto, amanti dei pirati e delle loro straordinarie avventure. Il pubblico che interviene alle presentazioni è sempre molto interessato e variegato per genere e per età. Alla fine si accende inevitabilmente un dibattito partecipato che consente di interrogarsi e di confrontarsi, e da questi incontri si esce tutti più ricchi di informazioni, di aneddoti, di risposte ma anche di quesiti che stimolano la lettura, la critica e l’approfondimento. Al di là di qualche battuta ironica, anche i rappresentanti del genere maschile si mostrano interessati a saperne di più, a comprendere o, per lo meno, ad aprirsi a nuovi punti di vista.
La vita ribelle di un libro, il viaggio nel viaggio
Donne pirata è già stato presentato in varie sedi e biblioteche. Uno dei prossimi progetti che riguarda questo libro è la sua traduzione in lingua inglese. C’è una grande richiesta da parte dei lettori sia dagli Stati Uniti che dalla Gran Bretagna, ma per ora il saggio è disponibile solo in edizione italiana.
Per il futuro mi auguro che questo libro abbia il successo che merita: è uno studio assolutamente inedito, in Italia e all’estero, e colma una seria lacuna storiografica perché finora, si è sempre parlato della pirateria esclusivamente al maschile, incentrando la narrazione sull’Europa e sulle colonie americane tra il XVI e il XVIII secolo mentre si tratta, in realtà, di una storia globale: i pirati, uomini e donne, operarono in ogni tempo e in ogni mare, dalle isole britanniche al sud est asiatico, dal Mediterraneo alla Scandinavia, dai Caraibi all’emisfero australe.
Mi piacerebbe poter trasformare il testo scritto in un audiolibro e sto già realizzando dei podcast in cui racconto le avventure delle donne pirata nella rubrica “CuenTanos” per Radio Musicalissima di Buenos Aires, che promuove la diffusione della musica, della lingua e della cultura italiana in Sud America. Sarebbe bello, poi, incontrare un editore o uno sponsor con cui pubblicare un’edizione in lingua inglese o in altre lingue!
Lanciamo quindi un appello da qui, chissà mai che ci sia qualche editore interessato tra i lettori e le lettrici del nostro blog…
Rosaria Guerra: chi è e i suoi progetti futuri
Rosaria Guerra, che si è laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista professionista e ha scritto, tradotto e disegnato per varie testate cartacee e online: Il Tempo, Il Giornale del Mattino, PleinAir, RomaElle, The Daily News Travel. Si è occupata della ricerca e stesura dei contenuti per Il Boccaccio Riveduto e Scorretto di Dario Fo e per l’opera multimediale Il Caffè Letterario di Repubblica-L’Espresso. Nel 2014 ha pubblicato con Jacopo Fo il saggio Perché gli svizzeri sono più intelligenti (Barbera Ed.) e ideato e realizzato il blog Sweet…zerland per la RSI Radiotelevisione Svizzera. Ha contribuito alla biblioteca digitale Europeana, curato l’ufficio stampa di eventi culturali e gastronomici, collaborato a progetti di formazione giornalistica e linguistica.
Ma, in qualità di studiosa, si propone di continuare a indagare e raccontare altre storie inedite al femminile.


Per sognare ancora con nuove straordinarie avventure ma, soprattutto, per contribuire a una nuova narrazione delle donne che possa aiutarci ad avere una sempre maggiore stima e consapevolezza di noi stesse. E a rivendicare con forza il libero accesso all’opportunità di realizzarsi, che deve essere diritto imprescindibile di ogni essere umano, perfino di una donna.
Nel mio libro Donne pirata racconto oltre trenta donne straordinarie e, come puoi immaginare, io le amo tutte. Si finisce con simpatizzare, o quantomeno, empatizzare con tutte loro; e anche se non sempre se ne condividono le scelte, se ne comprendono facilmente le ragioni. Non punto a riscrivere la Storia ma, se possibile, ad arricchirla e mostrare fatti e persone sotto prospettive inedite. Mi piace pensare di poter contribuire, anche in piccola parte, a suscitare dubbi e interrogativi e, in tal modo, a scardinare gli stereotipi di classe e di genere che, pur essendo anacronistici, a tutt’oggi persistono e sono duri a morire.
L’incontro con Rosaria Guerra e con le sue donne pirata mi ha emozionato e ha davvero ampliato il mio orizzonte. Non parlo solo di quello che sto osservando dal bagnasciuga. Parlo di nuove prospettive, nuove opportunità, nuove libertà di vivere e rappresentare l’immenso e sfaccettato universo femminile.
Se ti è piaciuta questa storia, leggi anche Le persone libro nelle parole di Antonia Banfi e Carla Bardelli
Spero sia stato lo stesso per voi che avete letto fin qui. E voi, Api furibonde, sapevate dell’esistenza delle donne pirata? Questo articolo vi ha incuriosito, sorpreso o invogliato a lasciare tutto e partire?
Raccontateci le vostre impressioni e continuate a viaggiare con noi attraverso le storie del venerdì!