di Daniela Carmen Mainardi
Care Api Furibonde, oggi le nostre parole volano oltre Oceano da Amelia Earhart, un’aviatrice americana, la prima della storia, che nel 1937 ha compiuto la traversata dell’Oceano Atlantico in solitaria.
Le sue origini
Amelia nasce il 24 luglio 1897 in Kansas, Stati Uniti. A 18 anni, dopo un corso per diventare infermiera, presta servizio in un ospedale militare in Canada fino alla fine della Prima guerra mondiale. Lì vede morte e devastazione e impara che il tempo non è illimitato e che ognuno ha la responsabilità di utilizzarlo al meglio.
In un momento storico in cui le donne in Italia hanno il ruolo di madre e di regina del focolare, affidatarie dell’educazione dei figli e della cura del marito, negli Stati Uniti d’America nel gennaio del 1918 ottengono il diritto di voto che diventerà effettivo nel 1920.
Amelia, con grande determinazione, riesce ad affermarsi in un modo esclusivamente maschile e a 24 anni prende il brevetto di volo negli Stati Uniti.

Il 28 dicembre 1920 ha la possibilità di prendere per la prima volta l’aeroplano come passeggera. Quell’esperienza si attorciglia intorno al suo cuore. Disse:
Quando raggiunsi la quota di due o tre cento piedi, seppi che dovevo volare
Amelia capisce quale sarà il suo futuro
Inizia a svolgere piccoli lavoretti per avere il denaro necessario per prendere lezioni di volo. Con l’aiuto di sua madre, acquista un biplano giallo che soprannomina “Il Canarino”. A poco a poco, inizia a farsi notare nel mondo dell’aviazione e stabilisce una serie di record.
Ha alle spalle una famiglia che la sostiene sia economicamente che emotivamente e la aiuta a inseguire i suoi sogni.
Nel 1923 consegue il brevetto di pilota. Nel 1928 la grande svolta, insieme a Wilmer Sturz e a Louis Gordon, è la prima donna della storia ad attraversare l’oceano Atlantico. Parte da Terranova e dopo 21 ore di volo, atterra in Galles.
Nonostante il ruolo di Amelia in questa impresa sia solo marginale:
Wilmer pilotò per quasi tutto il tempo. Io ero solo un bagaglio, venni trasportata come un sacco di patate…forse un giorno ci andrò da sola.
Regina dell’aria
Amelia viene nominata Regina dell’aria e diventa un simbolo nazionale. Riceve le attenzioni della stampa e perfino il presidente degli Stati Uniti, J.C. Coolidge Jr. si congratula con lei.
Il futuro ha in serbo per lei grandi progetti. Al suo fianco alleati potenti, la passione e la determinazione, che la portano a “toccare il cielo con un dito” nel senso più autentico del termine.
Nel 1931 sposa George Putnam, scrittore ed editore. Sebbene ora sia diventata “una moglie”, Amelia non smette di inseguire i suoi sogni con o senza il benestare di suo marito e, contrariamente alle abitudini dell’epoca, mantiene il suo cognome da nubile.
Nel 1932 Amelia Earhart realizza un sogno, è la prima donna ad attraversare l’Atlantico in solitaria. Amelia, il suo aereo, il cielo e le nuvole.

Diventa così un’icona della fase pionieristica della storia dell’aviazione, una leggenda vivente. Dedica il suo tempo, le sue energie e la sua intraprendenza per promuovere e sostenere altre donne aviatrici.
Cosa è successo ad Amelia Earhart?
Amelia è coraggiosa, anticonformista e ribelle, equilibrata e volenterosa, la sua ambizione non conosce ostacoli e le consente di sognare in grande tanto che nel 1937 progetta di compiere il giro del mondo seguendo una rotta non priva di incognite e pericoli, una rotta di 47 mila chilometri.
Un’impresa che le consentirebbe di diventare la più grande pilota di tutti i tempi.
Sceglie un compagno di bordo d’eccezione, Frederik Noonan per le sue grandi competenze e per la sua conoscenza dell’oceano Pacifico.
Partono da Miami, Florida, poi Puerto Rico, Africa, Mar Rosso, India, Australia, Nuova Guinea. Da qui telegrafa per l’ultima volta. Manca solo l’ultimo tratto, l’oceano Pacifico, 11 mila chilometri dal compimento di questa grande impresa.
Nonostante le previsioni metereologiche siano buone, il cielo è coperto. Un vento forte li accompagna e la comunicazione via radio è difficoltosa. Amelia si trova sopra le Isole Salomone ma non riesce a vedere la zona di atterraggio. Ha carburante ancora per una mezz’ora. Amelia comunica la sua posizione per l’ultima volta. Da questo momento in poi non si avranno più notizie.
Amelia inaspettatamente scompare nel nulla. Dopo qualche ora, iniziano le procedure di ricerca senza alcun risultato, di Amelia e di Frederik non ci sono tracce, nonostante a bordo dell’aereo ci sia un canotto e i serbatoi vuoti dovrebbero farlo “galleggiare” per un po’.
Per ordine del presidente degli Stati Uniti le ricerche continuano per altre due settimane senza successo.
Le ipotesi
Diverse sono le ipotesi, l’aereo è precipitato? I giapponesi l’hanno catturata perché la ritenevano una spia? È sopravvissuta e si è rifugiata in un’isola del Pacifico?
Giubbotto di pelle e capelli corti, con questo look Amelia è diventata celebre e conosciuta in tutto il mondo.


È un’icona femminile, un esempio per molte donne. È determinata e audace e vuole diventare una leggenda ma soprattutto crede che ogni donna sia in grado di fare quello che fa un uomo.
La donna che può inventare il suo lavoro, è la donna che otterrà fama e fortuna
Amelia ha vissuto una vita piena, fuori dagli schemi cercando di compiere grandi imprese.
La sua libertà di pensiero e di azione le hanno permesso di aprire le ali nell’immensità infinita dei cieli, nelle profondità del cuore e nella complessità della mente.
L’esempio di Amelia Earhart
È stata un esempio di coraggio e spirito di avventura con una grazia e un gusto del tutto femminili.
Una donna che si è messa in gioco e ha corso dei rischi per ciò in cui credeva, una donna da cui prendere esempio, una personalità dalla volontà indiscutibile. Competenza, audacia e un pizzico di lucida incoscienza, l’hanno portata a toccare il cielo con un dito, a realizzare il suo grande sogno.
Sono passati quasi cento anni dalla scomparsa di Amelia Earhart, i tempi sono cambiati e gli strumenti tecnologici si sono evoluti ma il messaggio che ha voluto lasciarci rimane di un’attualità disarmante.

Guardare negli occhi i sogni
Amelia ci incoraggia a guardare negli occhi i nostri sogni, ad accarezzarli e a custodirli perché sono preziosi, sono il carburante che ci permette di staccarci da terra, sono la possibilità di una svolta o la luce che rischiara il nostro sorriso anche quando il buio sembra ricoprire ogni cosa e il peso della fatica ci schiaccia e ci inchioda.
Ci invita a prendere consapevolezza del nostro valore declinato alla definizione di donne, mamme, mogli, figlie, sorelle, colleghe, amiche, amanti ma soprattutto persone.
Ci esorta ad avere fiducia nelle nostre capacità e a non dubitare delle nostre risorse, spesso si tratta solo di trovare la scintilla che innesca la miccia della decisione.
Ci suggerisce di volare in alto perché quella è la dimensione dove tutto è possibile e i sogni si avverano.
In due autobiografie hanno raccontato la vita di Amelia Earhart: 20 Hrs, 40 Min e The fun of it. Last Flight è stato pubblicato invece postumo dal marito. Nel 2009 la regista Mira Nair le ha dedicato il film Amelia con protagonista Hilary Swank.
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