Chiara Savoi

L’arte teatrale di Chiara Savoi, improvvisAttrice nata

di Luisa Patta

Chiara Savoi nasce il 7 giugno 1970 a Chianciano Terme, un paese toscano in cui i suoi genitori si erano trasferiti per lavoro. Il suo carattere esuberante e la sua grande curiosità fanno capolino fin da subito. La maestra delle scuole elementari trova subito per lei il simpatico appellativo di Ciara Ciaccerona di Cianciano, facendo riferimento alla sua grande voglia di parlare e raccontare storie.

Il desiderio di raccontare

Tutto nasce da un sogno, racconta Chiara. Un giorno, avrà avuto sei anni, la piccola Chiara inizia a raccontare un suo strano sogno. Scopre che tutti sono molto interessati a ciò che ha sognato. Tutti la ascoltano rapiti: “Ma poi cosa è successo? Cosa significa questo sogno? Ti è successo realmente? Deve esserci una spiegazione se hai sognato questa cosa…” e tante altre domande. Le persone, si sa, sono da sempre interessate all’attività onirica del cervello.

Chiara ha trovato il modo per attirare l’attenzione su di sé e il fatto che tutti stanno ad ascoltarla le piace davvero molto. Così, dopo quel sogno vero, inizia a inventare di nuovi, tutti frutto della sua fervida fantasia di bambina. Sono tutti sogni inventati, nati dal piacere di raccontare ed essere ascoltata. In questo modo, ogni adulto che incontra, a casa e a scuola, comincia ad ascoltarla e a cercare sempre nuove spiegazioni ai suoi sogni. Senza saperlo, ha già guadagnato il suo primo pubblico.

L’amore per le lingue: strumento per conoscere e conoscersi

La formazione scolastica di Chiara Savoi prosegue poi con studi linguistici. Il motivo principale per il quale sceglie le lingue è la sua grande curiosità verso le storie e le persone. Vuole sempre capire cosa succede nel mondo intorno a lei, cosa stanno dicendo le persone per la strada, in treno, alla fermata dell’autobus, ovunque. Chiara sente il bisogno di ascoltare gli altri e per ascoltare, prima di tutto, bisogna capire.

Avendo fatto il liceo classico, studiare le lingue all’università risulta semplice a Chiara. Ha già una buona predisposizione per la grammatica di diverse lingue e un grande amore per l’etimologia delle parole. Imparare le lingue la porta ad interagire con quante più persone possibile e a raccontare le sue storie. Abbatte le barriere linguistiche e questo le permette anche di viaggiare, un’altra sua grande passione.

Una guida turistica fuori dagli schemi

Chiara Savoi capisce fin da subito che il lavoro da guida turistica le avrebbe dato tanto, in termini di relazioni umane soprattutto. Un lavoro in cui ogni giorno si incontrano persone nuove, un po’ come quando si viaggia. Sono incontri brevi, ma estremamente variegati, in cui in poco tempo Chiara deve cercare il giusto modo per rapportarsi con quella determinata cultura. Prima di tutto, racconta Chiara, bisogna conoscere il gruppo e capire cosa vuole da te. Non funziona essere statici e ripetitivi in questo mestiere. Chiara accoglie con entusiasmo la sfida e trova la chiave personale per accompagnare i turisti durante i suoi tour. Dosa le informazioni storiche, le date, gli elementi artistici e li alterna a momenti di intrattenimento legati al racconto di aneddoti folkloristici sulla città, sui suoi abitanti. Momenti più divertenti, insomma, dove si possa anche ridere e scherzare, per non annoiare il gruppo.

Perché alla fine il nostro scopo non è quello di dire tutto, ma è fare in modo che capiscano lo spirito della città. Magari dire due cose in meno però fargli ricordare Siena e i senesi: osservare come gesticolano, il fatto che portano i fazzoletti delle Contrade al collo, far notare loro i dettagli. È davvero importante che si ricordino che Siena ha vinto contro Firenze nel milleduecento? Le date non si ricordano mai. Vedi, di un viaggio invece ricordi le persone che hai incontrato.

Il lato più divertente di questo lavoro, per Chiara, è che in uno stesso giorno si possano incontrare tante culture e lingue diverse. Al mattino un gruppo di americani, per esempio, nel pomeriggio un gruppo di brasiliani. Così sembra quasi di fare due lavori diversi perché il modo di presentare i luoghi, la città, cambia completamente a seconda delle caratteristiche del gruppo.

L’amore per José Saramago

La vita di Chiara Savoi è costellata di aneddoti che lei racconta con il travolgente carisma che la contraddistingue fin da bambina. Chiara, da ragazza, nutre un grande amore per lo scrittore portoghese José Saramago, che considera un vero e proprio mito. Questa ammirazione sconsiderata la porta a desiderare di imparare il portoghese. Nel caso in cui nella sua vita avesse mai la fortuna di incontrare Saramago, avrebbe potuto parlargli nella sua lingua madre. Così, spinta da questo grande sogno, a ventidue anni Chiara decide di imparare il portoghese. E ci riesce, naturalmente, non credendo – comunque – di poter realizzare il suo sogno, ovvero incontrare José Saramago.

L’incontro del 1999

Poi, un giorno di giugno 1999, mentre Chiara è in piazza del Campo con un gruppo di turisti spagnoli, vede uscire dal palazzo Comunale proprio lui. José Saramago è stato invitato a Siena per una conferenza, dopo aver ricevuto il Nobel per la letteratura nell’anno precedente. Così, Chiara si trova davanti il grande José Saramago e realizza il sogno della sua vita: parlare con lui in portoghese! Prima gli fa un grande applauso e poi gli dice, in portoghese fluente: Boa tarde maestro. Eu queria ser a vossa guia ojem” che significa “Buonasera maestro. Vorrei essere la sua guida per un giro in città”.

Chiara ricorda ancora perfettamente la risposta di José Saramago: Muito obrigado menina mais sou muito velho e caminhar pra mi è muito dificil. Obrigado pela oferta” che significa “Molto onorato ragazza, ma sono molto vecchio e camminare per me è molto difficile”. Chiara non riesce ad essere la sua guida turistica per un giorno, ma in compenso ha realizzato il suo sogno! Da questo incontro incredibile, che Chiara ricorda ancora con grande emozione, nasce un’altra cosa bella. Grazie alla passione per Saramago, Chiara diventa la prima guida turistica a Siena in lingua portoghese!

La grande passione per la recitazione

Siamo nei primi anni duemila, Chiara Savoi è un’affermata guida turistica. Riempie le sue giornate accompagnando i gruppi in visita a Siena, con il suo particolare modo di interagire e raccontare il territorio e, quasi ogni giorno, da questi gruppi si sente dire: “Tu sei più di una guida turistica! Tu sei un’attrice!” . Questa frase, nel corso degli anni, se la sente ripetere in tutte le lingue del mondo, letteralmente.

Così, nel 2008, Chiara ascolta un richiamo che aveva sempre accompagnato la sua vita, fin da bambina, ma che non aveva mai ascoltato. Si tratta della sua grande passione per la recitazione, che inevitabilmente passa attraverso i suoi gesti. Tanto da essere riconosciuta agli occhi dei turisti e delle turiste che ogni giorno la incontrano. Proprio nel 2008 Chiara inizia a studiare teatro. Segue due corsi presso la Scuola Teatr02 di Siena con Direttore artistico Mila Moretti, attrice e regista teatrale.

Un corso è in italiano e l’altro è in francese. I corsi la entusiasmano fin da subito e Chiara inizia a misurare i primi passi emozionati su un palcoscenico. Durante il corso con Mila Moretti fa esperienza sia di teatro con il testo sia di improvvisazione teatrale. Ma ben presto si accorge di essere attratta in particolar modo dall’improvvisazione. Terminati i corsi che durano quattro anni, Chiara prosegue la sua formazione con l’attore e poeta Francesco Burroni, presso la scuola Aresteatro. Continua a fare esperienza di improvvisazione teatrale, che significa recitare improvvisando, senza seguire un testo.

Il teatro come salvezza e impulso a reagire

Al di là del suo carattere esuberante e del lavoro di guida turistica che fortunatamente non manca, Chiara, quando si avvicina al teatro, non attraversa un momento facile della sua vita. Sta uscendo da una storia d’amore nella quale non riesce a essere sé stessa. Subisce un certo controllo psicologico del quale, solo in seguito, prenderà coscienza. Ha un bambino piccolo, che sta crescendo senza un padre con tutte le difficoltà che l’essere una madre sola comporta. Chiara, in questo momento della sua vita, ha la netta sensazione di non essere brava a fare niente.

“Il teatro per me è stato la salvezza, ci sono arrivata in caduta libera. Ma me ne sono resa conto dopo. A studiare teatro non ci sono andata perché ne avevo bisogno, come fanno tanti. Ci sono andata per amore, per passione verso la recitazione. Se nell’amore c’è il bisogno, una volta che finisce il bisogno, finisce anche l’amore perché è un amore legato al bisogno. Io ci sono andata per passione e per questo ho continuato a fare teatro.”

Chiara si dedica sempre di più al teatro e lo studia per cinque anni, portando avanti sia la recitazione con il testo che l’improvvisazione teatrale. A questi cinque anni di teatro, affianca un percorso di psicoterapia. Sente che la recitazione smuove molti vissuti in lei, ma capisce che il teatro non può essere la cura. Chiara, attraverso la sua esperienza, capisce che non andrebbe mai sostituito il teatro con la psicoterapia. Sono due percorsi completamente diversi, anche se spesso il percorso teatrale viene erroneamente proposto come una psicoterapia. La recitazione porta a lavorare su sé stessi, a tirare fuori le emozioni perché a teatro si aprono delle crepe inaspettate. Ma su questi vissuti è poi la psicoterapia che deve lavorare, con strumenti diversi. L’esperienza teatrale di Chiara Savoi è l’esempio di quanto il teatro possa fare bene, ma non deve essere mai confuso con la psicoterapia.

Il potere benefico dell’improvvisazione teatrale

Chiara Savoi si appassiona al mondo dell’improvvisazione teatrale. L’assenza di un testo da seguire – come nel teatro tradizionale – la mette ancora di più in ascolto di sé stessa e degli attori con cui interagisce sulla scena teatrale. Nell’improvvisazione si deve ascoltare tantissimo l’altro, ci si deve mettere a disposizione dell’arte, conoscere sé stessi e i propri limiti e questa sfida piace molto a Chiara. La aiuta a capire sé stessa e gli altri, in un continuo scambio relazionale. Durante l’improvvisazione teatrale si mette in scena una storia che nessuno degli attori o delle attrici chiamate a recitare conosce. Non si conoscono i ruoli, i luoghi, le battute, i tempi. Non si sa cosa succede! Quindi se non ci sono ascolto e fiducia reciproche la scena non funziona.

Al contrario, se ci si affida all’altro e si conoscono i propri limiti e le proprie potenzialità, possono venire fuori delle cose molto belle, molto vere. Recitare in questo modo, improvvisando senza seguire un testo, è una palestra emotiva in divenire perché se non si è in pace con sé stessi le idee non circolano, la recitazione si blocca e la scena teatrale non si costruisce.

Quando l’improvvisazione funziona, al contrario, è in grado di raggiungere un pubblico molto vasto, anche spettatori che non frequentano abitualmente il teatro. Perché è un tipo di recitazione veloce, dinamica e assolutamente imprevedibile, sia per chi la mette in scena sia per chi si gode lo spettacolo.

Il percorso teatrale e i successi: da allieva a insegnante

Chiara Savoi, oltre a recitare e continuare la sua professione di guida turistica, a un certo punto decide di insegnare improvvisazione teatrale e riesce ad avviare da sola un corso di recitazione tutto suo che si chiama IMPROviamo. In questo corso, Chiara insegna a gruppi composti da otto allieve e allievi interessati a conoscere e sperimentare la recitazione all’impronta, ovvero senza testo da seguire. Si tratta di lezioni molto interattive, in cui le emozioni la fanno da padrone e durante gli esercizi si lavora per conoscere sé stessi e l’altro, per tirare fuori le emozioni e imparare a recitare, improvvisando.

Con il gruppo di IMPROviamo, Chiara sta preparando lo spettacolo del “Boccaccio a canovaccio” previsto per luglio.

Oltre al Boccaccio e agli spettacoli di improvvisazione teatrale con i suoi allievi, Chiara continua la sua attività di attrice e porta avanti parallelamente anche altri progetti: le performance con la formazione dei Mataluna, ovvero spettacoli di reading e musica jazz, “ACQUAZZURRA le canzoni di Mogol/Battisti” che è uno spettacolo musicale con incursioni teatrali e poi il ruolo che Chiara Savoi interpreta con magistrale trasporto, ovvero quello di Giulia Tofana in “Giulia Tofana – il destino di un’avvelenatrice”.

Collaborazioni importanti con altre artiste e artisti

Chiara Savoi si considera molto fortunata perché è arrivata nel mondo del teatro per passione e non per bisogno. Questo le permette di fare delle scelte artistiche totalmente libere e dettate dal suo gusto e da suo piacere, soprattutto per quanto riguarda i nuovi progetti da vagliare e le persone con le quali lavorare. Tra le collaborazioni più belle e proficue della sua carriera ci sono quelle con donne di altrettanto talento e professionalità come Alice Bardini, cantante jazz presente nella formazione dei Mataluna e Alice Valentini, coreografa, cantante, insegnante di canto e musical, nonché interprete delle canzoni nello spettacolo di Giulia Tofana. Ma anche artisti del calibro di Joseph Nowell, pianista jazz di fama europea.

“Improvvisare, recitare è una cosa seria, anche se nel farlo mi diverto molto. E poi ho la fortuna di poter dire no. Cioè non devo fare tutto perché devo portare a casa il pane. Io voglio fare le cose che mi piacciono. Non è come il lavoro di guida, qui posso scegliere. Questo della recitazione è un lavoro che è collegato alla passione e al voler stare bene. Io gli spettacoli voglio farli con artisti che stimo e con cui sto bene. Sul palco ricerco il benessere.”
L’emozionante incontro di Chiara con la storia di Giulia Tofana

La storia di Giulia Tofana arriva nella vita di Chiara nel duemilaventi. Giovanni De Rubertis, uno dei due autori dello spettacolo di Giulia Tofana, insieme a Stefano Tigli, è alla ricerca di un’attrice per il ruolo di Giulia. Un’attrice speciale, perché il personaggio di Giulia è altrettanto speciale. Nota Chiara Savoi e, dopo aver avuto il suo contatto, la chiama per raccontarle il progetto che aveva in mente.

Le spiega che lui e Stefano erano entrati in contatto con la storia di Giulia Tofana perché – dopo non aver mai sentito pronunciare questo nome in tutta la vita – in soli due giorni la storia di Giulia aveva bussato alla loro porta per ben due volte: una volta in un articolo legato al presunto avvelenamento di Mozart per mano di Salieri e un’altra per alcuni passaggi del libro “Il Conte di Montecristo” in cui si fa riferimento all’acqua tofana. Un inequivocabile segnale che li spinge subito a interessarsi alla storia di quest’acqua e della donna che l’ha creata.

Il manoscritto

Dalla sensibilità artistica di De Rubertis e Tigli, nascono un prezioso manoscritto e alcuni brani musicali molto intensi. Chiara Savoi, una volta ricevuto questo materiale, ne rimane folgorata per la bellezza e l’intensità della storia raccontata. Chiara lavora subito alla regia per mette in piedi lo spettacolo, riadattando minuziosamente il bellissimo testo dei due autori e si costruisce addosso il ruolo di Giulia Tofana nei minimi dettagli, come una seconda pelle. Dall’incontro artistico fra Giovanni De Rubertis, Stefano Tigli e Chiara Savoi prende forma uno spettacolo straordinariamente intenso e dinamico, privo di retorica e di giudizio. Un monologo intervallato da struggenti momenti musicali e impreziosito dal canto di Alice Valentini, dalla danza di Miriam Forconi e dall’interpretazione senza tempo del mimo Matteo Casamonti, con il quale nella vita privata l’attrice Chiara Savoi vive una bellissima storia d’amore.

A questo link puoi trovare il video integrale dello spettacolo

Così Chiara Savoi parla del personaggio di Giulia Tofana, l’avvelenatrice di uomini

Con la storia di Giulia è stato amore fin dall’inizio. E Giulia ogni volta mi dà tantissime emozioni. Alla fine dello spettacolo si piange. Uomini, donne, io stessa piango, come non ci fosse un domani. Perché è una storia di ingiustizia che tocca le mie corde profonde. Noi abbiamo cambiato il finale alla storia di Giulia. Gli spettatori sanno fin dall’inizio che Giulia morirà perché la scena si apre con lei rinchiusa in galera che aspetta l’arrivo del boia. Quindi tutti sanno che lei morirà. Però abbiamo deciso di farla morire in un modo diverso, rispetto alla storia vera. La storia vera purtroppo non è giusta, perché lei è stata tradita. Così, nel nostro spettacolo, abbiamo deciso di scrivere un nuovo finale e regalarle un po’ di catarsi. Questa cosa mi fa stare bene. Ogni volta io dò voce a una storia ingiusta, ma in questa ingiustizia, in questa vita di maltrattamenti, di violenze, di cattiverie, lei aveva trovato un modo bellissimo per liberarsi. L’unico che poteva avere in quel momento. Per questo io credo che quella di Giulia sia una storia rivoluzionaria, di una donna che è stata veramente grandiosa.

(Al link puoi leggere la bellissima recensione dello spettacolo, firmata dalla giornalista Raffaella Ceres Giulia Tofana, il destino di un’avvelenatrice – Il Nuovo Magazine)

Chi era Giulia Tofana, un’anima in bilico tra la cronaca nera e il riscatto sociale

Giulia Tofana era una donna realmente vissuta, nata a Palermo nel 1613. Le fonti sulla sua vita sono poche, ma quello che si sa è che era una donna di origini molto umili che aveva inventato un’acqua avvelenata, l’acqua di Tofana. Con quest’acqua prima aveva ucciso suo marito che la violentava e maltrattava e poi aveva iniziato a vendere il suo prodotto segreto a tutte le donne che subivano dagli uomini lo stesso trattamento.

Nessuno era riuscito mai a scoprirla perché l’acqua di tofana era sì un veleno potentissimo, ma appariva come un liquido incolore, insapore, inodore e non lasciava nessuna traccia sulle vittime, nessun rivolo verde dalla bocca, tipico delle morti per avvelenamento a quel tempo. Ai malcapitati di fatto si fermava il cuore e quindi tutti erano portati a pensare a una morte naturale. Come dice più volte il personaggio di Giulia Tofana durante lo spettacolo, “la differenza tra la medicina e il veleno è il dosaggio”.

Durante lo spettacolo, Giulia dà la ricetta della sua acqua, raccomandandosi ai presenti di non dirla a nessuno e, tantomeno, rifarla: un miscuglio letale di arsenico, in piccolissime quantità, ed erbe naturali dalle molteplici proprietà, come la belladonna per esempio.

Ma dopo aver scalato la gerarchia sociale del tempo arrivando ad essere, da popolana, una cortigiana rispettata, il drammatico epilogo di Giulia inizia a profilarsi nel momento in cui viene tradita pare da una delle donne che aveva aiutato, vendendole il suo antidoto per la libertà. Giulia Tofana fu dichiarata assassina e responsabile di seicento omicidi. Poi condannata alla forca, senza processo. Così finisce la sua vita, fatta di dolore e ingiustizie, ma anche di coraggio e straordinaria forza verso una libertà e un riscatto sociale che pagherà con la sua stessa pelle.

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Il futuro

Chiara Savoi è una donna ricca di slanci, piena di sogni. Molti racconta di averli realizzati, come per esempio il sogno di portare sul palco del prestigioso Teatro Dei Rinnovati di Siena (facendo sold out!) il suo spettacolo “Le Dive nel Musical”, di cui Chiara cura la recitazione al fianco di Alice Valentini, alla quale sono affidati il canto, le coreografie e la direzione artistica. Oltre a migliorarsi sempre, continuando la sua formazione con master e stage anche stanziali che le permettono di apprendere nuovi format attoriali, c’è un progetto che Chiara sta cercando di mettere in pratica. Il suo desiderio è quello di portare il teatro nelle scuole con lo spettacolo di Giulia Tofana, soprattutto negli istituti secondari di primo e secondo grado. L’idea le è venuta proprio dopo un’esibizione in teatro al quale avevano assistito alcuni ragazzi di terza media.

Il teatro nelle scuole

Sono stati proprio loro e tante altre persone che, dopo essere rimasti colpiti dalla performance, le hanno chiesto: “ma perché questo spettacolo non lo portate in giro, nelle scuole? Tutti devono conoscere questa storia!” Così Chiara, che tra l’altro frequenta le scuole perché è anche insegnante di spagnolo in un istituto di Siena, ha preso a cuore questa richiesta e si sta muovendo per realizzarla.

Portare la storia di Giulia Tofana nelle scuole sarebbe uno splendido modo per parlare della condizione delle donne nel passato, ma anche nel presente e nel futuro. Per aprire un dibattito su temi importanti che all’attrice Chiara Savoi premono molto, come la giustizia, la parità tra i sessi, la violenza di genere e la solidarietà femminile. Per favorire uno spazio di riflessione tra i più giovani, alla ricerca di capacità critiche e di un senso etico di cui la nostra società dimostra di avere un gran bisogno.

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