Francesca Monari

Francesca Monari e la scrittura come cambiamento

di Mariapaola De Santis

Francesca Monari; Francesca Monari

Ci siamo scritte diverse volte. E non mi capita spesso prima di un’intervista. Non so se per la fretta che aleggia nella quotidianità o semplicemente perché ogni incontro ha una sua identità. Francesca Monari, invece, mi ha raccontato di sé ed io di me. Vive a Mirandola, nel modenese. Ha scelto Api furibonde, perché la sua storia di cambiamento in cui la scrittura è stata determinante, possa essere condivisa.

Come ti presenteresti con tre aggettivi alle nostre Api furibonde?

Facciamo quattro?

Facciamo quattro…

Semplice perché complicare è facile, semplificare è difficile.

Forte perché non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.

Delicata perché rimanere delicati in un mondo che “strilla” è per me uno stile di vita.

Ostinata, infine, perché esserlo mi ha portata a risultati insperati.

Come inizia la tua storia e a che punto è?

Per diversi anni mi sono occupata di risorse umane e mi è stato riconosciuto svariate volte uno spiccato intuito o talento innato per la selezione del personale. Poi ad un certo punto ho dovuto smettere. La salute richiedeva tutta la mia attenzione. E qui è proprio il caso di usare un proverbio molto comune: non tutti i mali vengono per nuocere. L’essere costretta a reinventarmi mi ha permesso di non rimanere legata ad una poltrona solo per il posto fisso e di capire che quel ruolo non mi corrispondeva più. Accorgermene mi ha aiutata a ripensare al mio futuro lavorativo non solo da un punto di vista del ruolo ma anche per la modalità: non ero e non sarò più in grado di sostenere i ritmi di prima.

Sogni e cambiamenti: la storia di Francesca Monari

Di che cosa ti occupi oggi?

Da allora sono passati quattro anni e posso dire con certezza che ho trovato la mia strada. Oggi scrivo e in quello che scrivo, l’argomento ‘Lavoro’ di cui continuo ad interessarmi, in un modo o nell’altro c’è sempre. E ascolto e racconto. Questo so fare e questo ho la fortuna di fare.

Che cosa invece sogni di fare e non hai ancora fatto?

Cosa posso desiderare di più? Volevo un’occasione e ho provato a crearmela. E per poter arrivare a fare quello che faccio adesso, ho dovuto guardare le mie capacità da un altro punto di vista. Ho cercato di capire cos’altro mi riusciva bene e poi se potevo farne un’alternativa, cominciando a scrivere di lavoro.

Dal 2015 gestisco una pagina Facebook (Mirandola Offro Lavoro) che oggi vanta oltre 20.000 follower. Quello è stato un anno particolarmente difficile per me: ho subito un intervento molto invasivo e mi ci è voluto un anno per venirne fuori. Così, prima, perché fare qualcosa per gli altri è da sempre nelle mie corde, e poi, per distrarmi, ho pensato di aprire questa pagina per aiutare chi cerca lavoro e chi lo offre ad incontrarsi. L’interesse -anche mediatico- è stato immediato perché emerge che è curata da chi se ne intende dell’argomento.

Le sfide

Poi sono voluta uscire dalla mia comfort zone: curo alcune rubriche e scrivo anche di libri per la testata giornalistica locale. Ho sempre bisogno di dire la mia opinione su quelli che leggo. Certo, un’alternativa non si improvvisa, occorre formarsi adeguatamente…e così mi sono rimessa sui libri e con calma, studio e fiducia nelle mie capacità…eccomi qua! Per scrivere, si sa, bisogna leggere, aggiornarsi e crescere un po’ ogni giorno: cosa non ho ancora fatto? Diversi dei corsi di formazione che ho in lista!

C’è ancora paura nel reinventarsi secondo quella che è la tua esperienza?

Dietro a chi decide di reinventarsi c’è coraggio, perseveranza e paura.  Sì, la paura c’è sempre. Ed è per questo che intervisto spesso persone che si sono date l’opportunità di reinventarsi creando qualcosa in proprio e che, con determinazione e garbo ce l’hanno fatta. Non senza difficoltà, ma tenendo sempre e comunque bene a mente che ad ogni imprevisto corrisponde una soluzione e che le difficoltà superate, così come gli insuccessi, sono abilità preziose nella vita come nel lavoro. Certo, riuscire è sempre il risultato di tanta preparazione, costanza e fermezza. E il metodo più sicuro per riuscire è sempre quello di riprovarci ancora una volta. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare.

Francesca Monari tra svolte e fragilità

Senti che la svolta ti appartiene come termine ma anche come condizione di vita?

Ho subito cambiamenti radicali più volte nel corso della vita: prima per prendere le distanze da problematiche familiari dolorose e poi per motivi di salute ho dato una svolta al mio modo di vivere e di lavorare. La parola svolta per me significa azione e quest’ultimo è senza dubbio un termine che mi appartiene.

Che connotazione ha per te la fragilità?

Ci sono dei momenti in cui mi sento fragile, ma sono solo degli intervalli. Intervalli che non ho problemi a condividere pubblicamente, perché non c’è cosa più bella che essere autentici. Un termine che meglio ancora mi si addice è antifragile: cioè la capacità di adattarmi alle avversità e alle incertezze in maniera proattiva.

Scrivi che l’ironia è un inno alla dignità. Perché?

Avere dignità significa rispettarsi. Rispettare la propria condizione di salute e allo stesso tempo non prendersi sempre troppo sul serio aiuta ad accettarsi.

La scrittura come terapia

Come la scrittura è diventata una terapia e come potrebbe diventare per tante Api furibonde anche solo un modo per esprimere sé stesse?

Nel 2019, dopo l’ennesima diagnosi stavo per mollare tutto, ma poi ho perseverato e ho scoperto che la scrittura è terapeutica. Non solo è stata uno stimolo per ripartire, ma anche un aiuto per contrastare le problematiche cognitive anche avanzano. Poi, dopo la scrittura, sono le parole ad essere diventate terapeutiche. Le mie patologie richiedono che io veda più di uno specialista e la relazione tra specialista e malato passa anche dalle giuste parole. E lo stesso succede in ogni altro ambito del quotidiano. Sceglierle con cura fa la differenza.

Le parole che usiamo hanno un impatto significativo sulla nostra carriera e sulla nostra vita privata. Il modo in cui le usiamo influenza le nostre relazioni, la percezione che gli altri hanno di noi, ma soprattutto influenza, l’innesco emotivo che causano in noi. La scrittura e le parole ci aiutano ad esprimerci e a vederci con occhi diversi. Mettere su carta i propri pensieri e usare per prime con noi stessi parole positive riduce lo stress.

Sulla scrittura come cambiamento leggi anche l’articolo Francesca Sanzo: la forza della fragilità nelle parole

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