Le donne della Nuova Libbaneria Mediterranea

Le donne della Nuova Libbaneria Mediterranea di Maratea

di Mariella Massaro

Avete mai sentito parlare dei libbani? La Nuova Libbaneria Mediterranea è un progetto che recupera e valorizza la produzione dei libbani, antiche corde vegetali prodotte a Maratea, un piccolo comune lucano, nella provincia di Potenza. Marialuisa Firpo, co-founder e responsabile della comunicazione e tutte le donne che ne fanno parte hanno fortemente voluto questo progetto. Con impegno e dedizione, hanno l’obiettivo di valorizzare e recuperare la produzione dei libbani, attività tutta al femminile che veniva svolta sino alla fine degli anni Settanta.

L’arte dei libbani

Il libàno è una pianta che cresce lungo pendii pietrosi ed è tra le più vistose della flora di Maratea.  Appartiene alla famiglia delle Tenacissimae e le donne che un tempo producevano i libbani erano certamente donne tenacissime.  Quella dei libbani era un’arte femminile vera e propria. La lavorazione era un processo laborioso e richiedeva molta abilità. Per prima cosa le donne scandagliavano i pendii alla ricerca della pianta. Le fibre vegetali venivano pulite e spezzate in fili sottili e raccolti in fasci che venivano lasciati in ammollo per un certo tempo.  

Quindi si procedeva alla “mazzoccolatura”, la fase in cui le foglie venivano percosse con delle mazze di legno. Si ottenevano così i “fili” che venivano intrecciati tra loro per arrivare ad ottenere così i libbani in una varietà di dimensioni e spessori, a seconda del loro utilizzo. Le corde più sottili venivano utilizzate per la pesca, quelle più spesse per l’agricoltura. I libbani erano poi utilizzati anche per la produzione di oggetti artigianali quali cesti, tappeti e borse.

La loro lavorazione negli anni Settanta era un’importante attività economica per la comunità locale, una microeconomia che ha permesso la sopravvivenza di molte famiglie. È poi scomparsa negli anni successivi a causa della concorrenza di materiali sintetici più economici.

Ritornano le corde del passato

Nel 2019 Matera, Capitale Europea della Cultura lanciò il bando “Capitale per un giorno” per tutti i comuni della Basilicata. È lì che è nata l’idea di proporre per il comune di Maratea il recupero della lavorazione ormai perduta dei libbani. Una tradizione che appartiene al patrimonio culturale locale e alla memoria storica della comunità. Fu presentato il progetto di recupero chiamato Ri-Corda, ideato da Marialuisa Firpo, Beatrice Avigliano e Angelo Licasale, dando vita alla Nuova Libbaneria Mediterranea.

La nostra idea era quella di recuperare la lavorazione e di rilanciarla in chiave contemporanea. Solo così potevamo rendere viva questa tradizione, solo tracciando una strada nuova da percorrere.  E così è stato. Dal 2019 ad oggi il percorso dei libbani si è sviluppato e si sviluppa in diverse direzioni, sempre in chiave innovativa.

La storia dei libbani ha radici ben salde nel passato. La sua riscoperta è un esempio di come l’artigianato tradizionale possa essere valorizzato e reso competitivo nel mercato moderno. I libbani sono prodotti di alta qualità con un’identità forte e radicata nel territorio.

Prodotti, design contemporaneo e turismo esperienziale

La lavorazione delle corde è il fulcro delle attività della Nuova Libbaneria Mediterranea. Dalle corde si producono prodotti artigianali quali tappeti, cestini e tanto altro. I prodotti sono diversi, per forma e per fattura, applicando innovazione nella lavorazione rispetto a quella delle donne di un tempo.

La Nuova Libbaneria Mediterranea a Maratea

Ad esempio, hanno stressato la filatura fino a filare un solo filo d’erba, riuscendo così a produrre oggetti molto piccoli come orecchini e medaglioni.

Angelina Tortorella lavorava i libbani da bambina, con la sua mamma, negli anni ’70. Oggi è testimone e portavoce di questa importante tradizione e delle sue tecniche di produzione.

Le residenze sociali

Poi c’è il design contemporaneo. La ricerca su design e arte avviene seguendo una metodologia di confronto e condivisione, attraverso tre residenze sociali. Il programma delle residenze sociali chiama designer e artisti a costruire un dialogo con la comunità, con il territorio e con il materiale. Si tratta di un approccio sperimentale e innovativo.

Nell’autunno del 2023 Maratea ha accolto i designer Sara Bologna e Davide Tagliabue e parallelamente il fotografo Marco Deodati.

Nelle due settimane di residenza, Davide Tagliabue ha lavorato fianco a fianco con le libbanare conducendole in un percorso di sperimentazione su nuove modalità di cucitura. Il lavoro di Davide non prevede la cucitura circolare a spirale, “classica”, ma una cucitura ad andamento orizzontale che ha consentito lo sviluppo di nuove forme.

Sara Bologna ha preso ispirazione dalle fotografie d’archivio che ritraggono le donne di un tempo sedute a terra a intrecciare le corde. Un’attività collettiva, propone una collezione di oggetti per rimettersi col corpo in quella stessa storia, attraverso la pratica del fare comunitario.

Chiude il ciclo di residenze il fotografo Marco Deodati che si è immerso nella lavorazione dei libbani e nei laboratori quotidianamente. Ha osservato gli intrecci di fili d’erba e di vita e documentando i processi in atto. Nasce così un ritratto corale delle donne che animano il laboratorio. In questi mesi hanno intrecciato le loro storie costruendo una comunità che si accoglie e si sostiene.

Le nuove collezioni

Da queste interessanti collaborazioni, sono nate le collezioni con pezzi in serie limitata Costellazioni di Davide Tagliabue, il set da esterno Tenacissimae di Sara Bologna, l’opera fotografica “legami Naturali” di Marco Deodati e il Nido, un’altalena per bambini ideata in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli.

Il progetto Tenacissimae di Sara Bologna ha ricevuto la menzione d’onore nel prestigioso Peter Bruckner Preis 2024: design e artigianato, in quanto è una collezione di arredi per l’esterno che fa rivivere l’antica tradizione delle corde vegetali di Maratea, rendendo omaggio a una storia di lavoro e resilienza. Grazie alla capacità relazionale di designer e artisti, le donne hanno scoperto capacità personali che non conoscevano e sono entrate in contatto con i principi della progettazione, approcciandosi in modo innovativo al lavoro.

La Nuova Libbaneria Mediterranea offre inoltre turismo esperienziale, un settore in forte crescita che propone un modo autentico e speciale di entrare in contatto con il territorio, intercettando viaggiatori consapevoli e interessati.

Anche in questo segmento, accanto alle esperienze classiche offerte, sperimentano proposte innovative attraverso la metodologia delle residenze.

Tutto questo crea comunità e mantiene forte e autentica la relazione con la tradizione, il territorio e soprattutto le persone.

Oggi i nostri laboratori sono costituiti da donne appassionate e determinate, ma il gruppo di lavoro della Nuova Libbaneria Mediterranea è misto. Portiamo avanti il valore delle donne di un tempo e restituiamo dignità al loro lavoro attraverso il nostro. È la tenacia delle donne di allora e dei gesti sempre più sapienti delle donne di oggi che a partire da un filo d’erba costruiscono oggetti e comunità, che crea una fortissima energia.

Il fascino dei libbani cattura anche i più giovani

Il turismo esperienziale è forse il segmento che più intercetta i giovani. L’interesse per la natura e per tutto ciò che è sostenibile, la curiosità per attività che coinvolgono direttamente, che mettono in contatto tradizioni e usanze, attrae le nuove generazioni italiane e non solo. In questa direzione si muove molto bene l’APT Basilicata con i programmi di Turismo delle Radici e Turismo delle Passioni volti proprio ad attrarre viaggiatori attenti e appassionati sul territorio lucano.

Questa attività ci entusiasma molto perché ci consente, con una relazione diretta, di trasmettere la nostra storia in maniera empatica e arrivare facilmente anche oltre confine.

Il progetto “intrecci di comunità”

Il progetto “Intrecci di comunità” è un progetto sostenuto da Fondazione con il sud ed Enel Cuore Onlus, che sviluppa la filiera produttiva della Nuova Libbaneria Mediterranea consentendole di diventare impresa sociale. Un progetto complesso, rivolto alle donne, ideato e coordinato da Ilaria d’Auria, Marialuisa Firpo e Angelo Licasale, che prevede inclusione sociale e lavorativa. Il progetto, partito a febbraio 2023, vede insieme 12 partner tra associazioni, fondazioni, enti locali, Camera di Commercio di Basilicata e una fabbrica tessile, per costruire e sostenere il processo di costruzione di impresa. In questo anno trascorso, le donne selezionate per il percorso di formazione hanno imparato la tecnica tradizionale e sperimentato nuovi approcci produttivi, diventando un gruppo di lavoro.

Guardiamo al futuro. Il nostro percorso è ancora all’inizio e per il futuro prevediamo e speriamo di ritrovarci oltre i confini nazionali in processi sinergici con altre realtà artigianali nel mondo. Un processo come questo deve avere sempre nuove strade da seguire e innovare continuamente.

E voi Api furibonde, conoscevate questa antica tradizione? O ne conoscete altre portate avanti da donne? Scriveteci. Se avete trovato interessante questa storia leggete anche l’articolo Teresa D’Ambrosio e il fascino dei fiori, dal giardino all’arte.

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