di Cecilia Antonia Dambrosio
Irma Brandeis è una donna americana degli anni ’30. Fuma, guida, beve e ama liberamente. Vive l’Italia conservatrice di cui però prende solo le cose belle: la cultura, il cibo, la vita, i sogni e l’amore.
Chi è Irma Brandeis?
Irma Brandeis nasce il 3 febbraio 1906 a New York è la secondogenita di una famiglia ebrea di origine austriaca. Figlia di Julian Brandeis, frequentò le scuole pubbliche comunali di New York. Iniziò gli studi medi nella Hunter High School, una scuola sperimentale che selezionava le ragazze più dotate della città. A sedici anni vinceva concorsi di poesia. Proseguì gli studi superiori al Bernard College. Lì fu ammessa alla Phi Beta Kapp (la più antica e prestigiosa confraternita di arti liberali degli Stati Uniti).
I suoi insegnanti al Barnard College e alla Columbia University erano fra i più rinomati nelle loro discipline. Ciascuno di loro esercitò una profonda influenza sugli studi della Brandeis e ciò che questi accademici le trasmetteranno sarà l’amore per la ricerca della conoscenza.
Negli anni in cui lei è adolescente, New York rappresenta tutto ciò con cui si definiva il meglio e il peggio della rivoluzione sociale, politica e culturale dell’America degli anni ‘20. Risoluta e difficile da contraddire, Irma si tagliò i capelli, prese lezioni di danza alla scuola di Isadora Duncane. Si dedicò alla lettura di poetesse e scrittrici, assorbendone le idee e gli ideali. Su tutte Edna St. Vincent Millay, promotrice dell’indipendenza e della sicurezza di sé, Katherine Mansfield annoverata tra i maestri assoluti della shortstory.
Il primo viaggio in Europa
La Brandeis intraprende il suo primo viaggio estivo in Europa nel 1929 e tornerà, nel 1931, a vivere a Firenze per dieci mesi.
Nel 1932 sarà assunta come traduttrice di italiano (di seguito anche per il francese) presso il Sarah Lawrence College. Gli anni tra 1925 e il 1935 saranno decisivi per la formazione della studiosa americana. Vive un periodo di cambiamenti ed evoluzioni sociali assieme ai quali vive la propria transizione giovanile.
Trent’anni più tardi, Irma Brandeis, sperimenterà su se stessa il razzismo durante la seconda guerra mondiale. Non a caso sarà definita ‹‹Ebrea d’America›› da Eugenio Montale (etichetta che la studiosa non accetterà mai, perché si definirà sempre e solo americana). Non è un caso il fatto stesso che, da alcuni studi condotti, sappiamo che tutta la famiglia Brandeis festeggiasse il Natale (che religiosamente gli Ebrei non fanno). Estremamente importante è il suo ruolo nell’Italia mussoliniana: una studiosa dichiaratamente antifascista diventa la traduttrice di Mussolini, nonostante fosse una loyalty (leale) cittadina americana.


L’arrivo in Italia e l’incontro con Montale
Alla fine degli anni ’20 (dal 1931 al 1936) la Brandeis viaggia in Italia. Dai primi due racconti italiani, scritti probabilmente tra luglio e settembre del 1931, possiamo avere la certezza che Irma sia ritornata a Firenze e Venezia. Sono i suoi indimenticabili anni fiorentini (da lei così definiti) resi più belli dall’incontro con l’amore italiano Eugenio Montale. Non si ha la certezza, ma il 1932 è l’anno in cui, probabilmente, Irma conosce Montale.
Qualsiasi cosa questa presenza diventerà per Montale, ha chiaramente le sue origini in un contesto che includeva una donna di una forza disarmante. Tanto da diventare la sua dea, divinità della sua vita.
Montale è un valore aggiunto negli anni fiorentini, poiché Irma in Italia era venuta per studiare Dante. Era una studiosa brillante e ciò lo si ritrova nella serie di saggi, da lei scritti. Il suo libro The Ladder of Vision era riconosciuto come un importante passo in avanti nello studio del pensiero dantesco. Montale definì questo libro di critica dantesca «quanto di più suggestivo» avesse letto «sull’argomento della scala che porta a Dio» . Nei versi scritti nel 1923, lo stesso Montale era alla ricerca di qualcosa che rendesse la sua vita più bella. Non avrebbe potuto immaginare che dieci anni più tardi, Irma Brandeis sarebbe diventata la sua Clizia. A lei avrebbe poi dedicato la sua seconda raccolta di poesie Le occasioni. Infatti, scriverà che la sua vita non avrebbe avuto alcun senso, alcuna direzione se non avesse conosciuto Clizia.
Come Irma Brandeis e gli americani vedono l’Italia agli inizi del ‘900
Irma scrive la sua visione dell’Italia nei Racconti italiani (1931-1935): una nazione in cui arretratezza e il provincialismo fanno da padroni, una nazione bella ma inutile con un carattere bello ma inetto. Un’immagine che incontra gli stereotipi che rispettavano le idee folkloristiche dei lettori del New Yorker. In altre parole, un’Italia con un’amministrazione vecchia e inefficiente. Con l’opera An Italian Letter: the curve of decline si apre un’indagine sul modo in cui Irma e gli americani vedono e percepiscono l’Italia. Nell’introduzione l’autrice, pur rischiando di cadere nel banale, scrive la cosa più semplice e ovvia: vedere nella dittatura il tentativo di modernizzare il paese.
L’abbandono di Firenze
La partenza di Irma Brandeis, da Firenze, alla fine dell’estate del 1938 è stata interpretata come diretta conseguenza delle leggi razziali. ‹‹La difesa della razza›› manifesto ufficiale sulla posizione del governo fascista nei confronti degli Ebrei, fu redatto da dieci tra i più importanti scienziati italiani e firmato da oltre trecento dei più famosi scienziati, politici e altri importanti studiosi d’Italia. Successivamente pubblicato per la prima volta il 15 luglio 1938 sul «Giornale d’Italia».
Il documento negava agli Ebrei la possibilità di essere definiti italiani puri. Li si accusava di essere responsabili della crescente resistenza al fascismo. Mostrava una serie di leggi e limitazioni a cui tutti gli Ebrei in Italia dovevano sottostare. Da questo si deduce che se non fosse stato per il fatto di essere ebrea, probabilmente, sarebbe rimasta con Montale.
Irma Brandeis scrive di Dante Alighieri
L’autore a cui la Brandeis dedicherà la maggior parte dei suoi studi è Dante Alighieri. La passione per la Commedia l’accompagnerà per una vita intera. Una borsa di studio le permette di passare del tempo a Firenze per fare ricerche presso la Biblioteca Nazionale e scrivere su Dante. In alcune lettere inviate agli amici, Irma si sfoga sui troppi documenti che riguardano la Divina Commedia che lei sceglierà di non leggere per leggere direttamente l’opera. Durante la sua vacanza, si accorge che la città intorno a lei è cambiata con la guerra e sente il peso del suo essere ebrea.

Come nasce Clizia?
Montale crea il mito di Clizia nel dolce e terribile maggio della Primavera hitleriana (che è una poesia composta da tra 1939 e 1946. Si riferisce a un evento storico precedente: la visita di Hitler e Mussolini a Firenze del 1938) in cui scrive:
‹‹…Tu che il non mutato amor mutata serbi››
E in questo verso c’è Dante e di conseguenza vi ritroviamo Ovidio. Nel IV libro delle Metamorfosi di Ovidio si legge che Clizia, figlia di Oceano, era una ninfa innamorata di Apollo. Accortasi che il dio sole le dava sempre meno attenzioni per recarsi da Leucòtoe, gelosa della fanciulla, decise di dire al padre l’unione di sua figlia con il dio del sole. Questi la fece seppellire viva. Apollo, però, perduta l’amata Leucòtoe, non volle più vedere Clizia.
La ninfa cominciò a deperire rifiutando di mangiare e bevendo solamente la brina e le sue lacrime. Trascorse il resto dei suoi giorni seduta a terra a osservare il dio che guidava il carro del Sole in cielo senza rivolgerle neppure uno sguardo. Consumata dall’amore, si trasformò in elitropio: chiamato più comunemente girasole.
La situazione tra Irma e Montale è un po’ diversa. Montale è sposato e all’inizio pensa di lasciare sua moglie per seguire il suo amore. Però cambia idea, a causa di un ricatto e non solo. Irma lascerà l’Italia senza Montale.


Come è arrivata a noi questa storia d’amore?
Il periodo fra l’ottobre del 1978 e il febbraio 1986 coincide con la rivelazione del legame tra Irma Brandeis e «Clizia» neL libro Eugenio Montale, L’opera in versi.
Le lettere spedite da Eugenio Montale a Irma Brandeis sono state pubblicate nel 2006, con il titolo Lettere a Clizia, a cura di Rosanna Bettarini.
Si conserva l’ultima lettera al poeta risalente al 1935 e mai spedita (le risposte di Irma Brandeis a Montale sono state forse distrutte o dal destinatario o da sua moglie).
Questa opera è importante perché Irma ha chiesto espressamente che il tutto fosse pubblicato dopo la sua morte, consegnando le lettere in una busta chiusa all’amica ed esecutrice delle sue ultime volontà Jean Cook. C’è una avvertenza dal titolo Al lettore da I.B., in cui Irma riassume la storia del suo legame con Montale e il valore che va dato alle lettere di cui aveva gelosamente conservato il segreto.
Al lettore scrive ciò che l’ha portata a conservare ogni traccia scritta e non di Eugenio Montale, del suo amore italiano e di quegli anni fiorenti che la renderanno una grande studiosa.
Racconta della lettura di Ossi di Seppia e del primo incontro al Gabinetto di Vieusseux, di come Mosca (Drusilla Tanzi moglie di Eugenio Montale) scopre della loro storia e di come terrà Montale sempre al suo fianco, attraverso il ricatto del suicidio. Di come l’ultimo incontro è possibile datarlo nel 1938 prima del grande conflitto: anno in cui capiranno che non si rivedranno mai più.
Come si conclude la storia?
Sappiamo, grazie alle lettere, che Montale e Irma ebbero una intensa relazione amorosa nell’unica lettera di Irma spedita a Montale del 21 febbraio 1935: è la risposta ad una lettera del 7 febbraio. La donna capisce che Montale non la raggiungerà in America e crolla quel destino d’amore in cui, forse, entrambi credevano molto.
La Brandeis parla chiaramente di quanto sia difficile per lei accettare questo rapporto diventato dolente e poco eroico, ridicolo quasi, ma vede che ormai è troppo tardi per porvi rimedio.

Una donna, Irma Brandeis, ingombrante che chiede di essere trattata come una persona intelligente da un uomo che pur amandola preferirà la distanza. Concluderà la lettera con un addio sofferto e forse anche lontano dal suo essere. Intorno agli inizi degli anni ‘80 del 900, Irma e Gianfranco Contini (autore che si è occupato della figura di Clizia) daranno vita ad uno scambio di lettere (pubblicato in un libro dal titolo: Questa stupida faccia). La curiosità del critico diverrà più forte e l’amore per il poeta nel cuore della Brandeis si nasconderà sempre di più.
Irma non rifiuterà del tutto l’ideale che Montale, pare, le abbia costruito ma non accetterà che la sua vita diventi la semplice storia di una musa ispiratrice.
E tu Ape furibonda, hai mai sentito parlare di Irma Brandeis? Scrivici nei commenti.
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